I livelli di HbA1c non predicono gli eventi cardiaci nei pazienti con diabete sottoposti a intervento PCI con impianto di stent


L’ottimale livello target di emoglobina glicosilata ( HbA1c ) nei pazienti diabetici è tema di controversia.
Uno studio si è posto l’obiettivo di determinare il valore prognostico dei livelli di HbA1c preprocedurali nei pazienti con diabete sottoposti a intervento coronarico percutaneo ( PCI ) con impianto di stent.

Lo studio ha riguardato una coorte di 952 pazienti diabetici consecutivi, che nel periodo 2002 al 2007 avevano ricevuto un impianto di stent presso il Washington Hospital Center ( Washington DC ) negli Stati Uniti.

Sono stati confrontati i pazienti con normali valori preprocedura di emoglobina glicata ( inferiore o uguale a 7%; n=429 ) con pazienti con valori aumentati ( maggiori di 7%; n=523 ).

E’ stata esaminata l’incidenza ad 1 anno di eventi MACE ( eventi cardiovascolari avversi maggiori ), tra cui: mortalità, infarto miocardico, e rivascolarizzazione del vaso target.

Le caratteristiche basali erano comuni tra i due gruppi con l’eccezione dell’indice di peso corporeo ( BMI ), che era più elevato nel gruppo con alti valori di HbA1c ( 32.2 versus 31.2 kg/m2; p=0.03 ).

I pazienti con alti valori di HbA1c avevano una più alta probabilità di essere dipendenti dall’Insulina ( 45.5% versus 26.3%; p
L’incidenza di MACE è risultata simile tra i due gruppi ( 23.7% vs 20.8%; p=0.45 ).

All’analisi multivariata, l’età, l’insufficienza renale, la presentazione clinica come l’infarto miocardico, e la storia di insufficienza cardiaca congestizia erano associati in modo indipendente agli eventi cardiovascolari avversi maggiori.
Al contrario, il valore di HbA1c non era associato all’esito del paziente.

In conclusione, lo studio ha mostrato che l’emoglobina glicosilata non è un predittore di eventi cardiaci nei pazienti con diabete mellito e con malattia coronarica avanzata. Questi risultati potrebbero spiegare, almeno in parte, le recenti conclusioni di studi clinici randomizzati che hanno indicato l’assenza di benefici di uno stretto controllo glicemico riguardo alle complicanze macrovascolari. ( Xagena2009 )

Lemesle G et al, Am J Cardiol 2009; 104: 41-45


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